giovedì 23 giugno 2011

Claude Marson

Uno spietato killer. Professionista serio e impeccabile, ma uomo pericoloso, Claude Marson è stato assoldato da Helga Martins (SCAMBI D'IDENTITA') per proteggere dall'esterno gli affari molto riservati e molto poco ortodossi che si facevano nel Reparto "E" della clinica ginevrina Les Etoiles.
Farà due volte il viaggio nel tempo e se nella prima disavventura in qualche modo saprà cavarsela, la seconda volta sarà peggio, molto peggio.
Giudicate voi.
(dalle pagg. 266-266 del romanzo SCAMBI D'IDENTITA', Foschi Editore, 2006)



Il suo nuovo viaggio iniziò con la sensazione di un forte dolore alla testa, di quelli che vengono dopo una brutta botta, poi si sentì dolorante anche dietro a una spalla e sul fianco sinistro, avvertiva minacciosi impulsi di vomito, un forte ronzìo tumultuava nelle sue orecchie e dentro le tempie, e nascondeva un vociare confuso e concitato di tanta gente, uomini che urlavano o imprecavano, grida che sembravano quasi danzare inseguendo un ritmo lento ma ossessivo. Un mondo privo di grazia stava per accoglierlo.
Prima della luce avvertì il fetore, un odore nauseabondo di sudore e sporcizia, intriso di umidità salmastra. Quindi cominciò a vedere, e quello che vide non gli piacque per nulla. Era riverso al suolo tra tante gambe tozze e muscolose, che si muovevano distendendosi e piegandosi, con moto uniforme, le più vicine delle quali sembrava che volessero colpirlo a ogni passaggio delle ginocchia, e, probabilmente, in precedenza lo avevano anche colpito, incuranti del fatto che fosse improvvisamente svenuto; tra una botta e l’altra era stato forzosamente costretto a ricavarsi uno spazio angusto, nel disinteresse di tutta quella gente, omaccioni rudi e puzzolenti, che sudavano, imprecavano e si muovevano ritmicamente. Claude era riverso su un pavimento di legno, in un ambiente semioscuro, tutto scricchiolante.
La fila di gambe che si chiudevano e si distendevano tutte con lo stesso movimento uniforme; gli sguardi persi nel nulla degli uomini a lui più vicini, i cui volti apparivano oltre le ginocchia scolpiti da ghigni di fatica e subito scomparivano; le grida lontane di qualcuno che, aiutato da un tamburo, dava il tempo; l’eco vicina di tonfi che sembravano dare schiaffi nell’acqua. Tutto ciò gli fece presto capire che si trovava su una nave a remi, e, cosa peggiore, che lui doveva essere uno dei vogatori.

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